Si comincia proprio così, con un lupo che decide di covare
le tre uova che ha deposto sua moglie l’anatra. Lui insegna filosofia e stufo
di pensare e basta, prende l’iniziativa di fare qualcosa di concreto e di
covare i suoi figli: lascia così l’anatra libera di fare quello che vuole fino
alla schiusa delle uova, della quale sarà avvertita da un timer.
E’
chiaramente una favola quella della Mastrocola, raccontata semplicemente e
arricchita dai suoi disegni personali: ma come le favole porta in sé un
insegnamento universale, quello di avere la pazienza di aspettare … la cova
delle uova.
Altri
personaggi frequentano questo mondo: il signor Richmond, un riccio pensionato
che ha fatto il mestiere di gonfiatore di palloni; un giovane gufo
dell’esercito dei Bengufanti che muore dalla voglia di covare delle uova; la
signora Cicova, una gatta che lavora nel famoso giornale “Words in the Wind”
portando sacchi di sabbia dove i giornalisti infilano a volte la testa; la Bellezza Maria
appollaiata su una sedia altissima e imprigionata in una statua e via di
seguito. Sia il lupo, infatti, che l’anatra fanno parecchi incontri e parecchie
esperienze durante questa covata da separati: il primo cercando di non rompere
le tre uova-prole e la moglie approfittando di questa libertà come una
preparazione al suo lavoro di madre.
L’anatra non troverà più la strada del ritorno, il
lupo pubblicherà un libro e le uova si schiuderanno? E’ un libro che si legge
piacevolmente come una storia che ci racconta di noi e della nostra maniera di
vivere.
Daria
Peterlongo
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